Parco delle risaie
Parco delle risaie. Cuore agricolo di Milano
Una città è interessante se è come una terra capace di dare frutti sempre nuovi. Se, osservando il suo presente, camminando dentro questo presente, noi siamo condotti a immaginare un futuro. Quasi che ai nostri occhi non bastasse quello che vedono, e l’immaginazione dovesse colmare uno spazio bianco, lo spazio di quello che verrà, che ancora non c’è ma ci sarà. Questa è una città interessante, non è interessante la città che ripete a macchinetta sempre le stesse cose. Questa, è vero, è una nostra mania: quella, per esempio, di pensare che una volta visitati il Louvre e il Museo D’Orsay, passeggiato per il Beaubourg e lungo gli Champs Elysées, viste la Tour Eiffel e Notre-Dame, fatto un giretto sul bateau-moûche – il tutto in 24 ore – la pratica-Parigi possa essere archiviata: così si torna a casa dicendo “ho visto tutto”. Il guaio è che qualche volta è la città stessa a ridursi a tutto questo, a non permettere fantasie che non siano rivolte al passato. Guardo su Youtube un brevissimo filmato su Mumbai. Si vede un mercato in piena attività. A un certo punto tutte le tende vengono ritirate di colpo, le merci spostate, la gente che affollava il mercato si ritira in buon ordine dietro le bancarelle, e noi scopriamo che la sede de mercato è una ferrovia. Sta per passare un treno. Ecco, il treno passa: dieci secondi, ed è tutto finito. All’undicesimo secondo tutto è già tornato come prima, tende distese, merce ben esposta, la folla che passeggia come se nulla fosse stato. Questa immagine sì che accende la nostra fantasia! Se la Parigi da cartolina non ha nulla di nuovo da raccontarci, qui tutto è racconto. Sappiamo già che alcuni dei figli di quei mercanti insegnano nelle università americane, scrivono libri importanti. E chissà cosa ci aspetta. Dico questo perché, con una certa fierezza, posso testimoniare che Milano somiglia più alla Mumbai di quel video che alla Parigi stereotipata a tutti nota fino alla noia. La vicenda del Parco delle Risaie ce lo testimonia perché la storia che racconta è una storia unica, da un lato nuova e imprevedibile e dall’altro antica, in quanto figlia di quel rapporto tra città e territorio, che è la cifra segreta, l’ordito su cui si stende la trama della storia di Milano. Già nel 1288 Bonvesin De La Riva, ne “Le meraviglie di Milano”, insisteva su questo punto: la meraviglia della nostra città non sta tanto nei monumenti e nelle opere d’arte (che pure esistono in grande abbondanza) ma nella qualità della sua vita, nella sua operosità, nella sua capacità di essere solidale con i più deboli, nel suo rapporto inesauribile con la campagna. Mai chiusa in sé, mai arroccata, sempre larga di cuore. Ogni giorno la città si riversa nella campagna e la campagna entra in città La storia del Parco delle Risaie nasce da qui. Le risaie in città! Una città postmoderna che produce riso in quantità e qualità! Ma il riso, qui, racconta anche una storia, e questa storia è la vera posta in gioco in tutta l’avventura del Parco, che oggi ha bisogno di un grande aiuto. Sono troppo in pochi, ormai, a sapere come si gestisce una risaia. Allargare e prosciugare un campo coltivato a riso non è una cosa semplice. Ma il problema non è soltanto questo, non si tratta solo di mettere una pezza su una falla, di trovare chi in futuro si occupi della gestione tecnica delle risaie. Si tratta anche di comprendere e trasmettere il senso della storia che ha dato vita al Parco. Non la storia in sé, perché le cose nascono e muoiono, e non sta scritto da nessuna parte che le risaie debbano esistere per sempre: parlo del senso di questa storia, la sua forza culturale, che riguarda il futuro di Milano e del mondo. Colpisce come l’Expo del 2015, dedicata all’alimentazione, si svolga proprio a Milano. Milano è infatti, fra tutte le città cosiddette postmoderne, quella che più di ogni altra vive il rapporto tra il proprio sviluppo e le sue radici, la sua terra, la sua agricoltura. A Milano questo rapporto è più visibile, mostra meglio le sue dinamiche perché qui città e campagna si scontrano, si incontrano, e con loro si incontrano (scontrandosi, drammaticamente ma anche felicemente) l’antico e il moderno, il passato e il futuro, dove ciascuno dei termini dell’opposizione è costretto a guardarsi specchiato nell’altro. Così la nostra modernità scopre le proprie antiche radici, ma scopre anche quanto erano fruttiere quelle radici. Parco delle Risaie, Parco della Vettabbia, Nocetum, Chiaravalle sono alcuni dei nomi che questo rapporto assume nella nostra città. E sono pezzi di un racconto straordinario in cui l’avanzamento della civiltà non cancella la storia, e tutto ciò che l’uomo ha costruito nei secoli rivela la sua capacità di gettare radici sempre nuove. Questa è la forza – culturale e sociale prima che economica – che, difendendo esperienze come quella del Parco delle Risaie, tutta la nostra città deve difendere. E se saranno persone di origine straniera a continuare queste esperienze, ben vengano: vuol dire che Milano è grande e sa generare futuro, che il suo riso (e il suo “km zero”) serve a sfamare non solo Milano ma il mondo.
Luca Doninelli