MARINA PREVITALI
MARINA PREVITALI – DIALOGHI DI MILANO
a cura di Flaminio Gualdoni e Maurizio Cucchi
Ideazione e organizzazione: Lorenzo Valentino
dal 15 novembre 2018 al 18 aprile 2019
Dialoghi di Milano
Lorenzo Valentino
Platone è stato uno dei più attenti e profondi osservatori della polis. Ne ha studiato le leggi, ha prospettato le diverse forme di governo e ha posto a fondamento della convivenza civile l’idea del bene e del bello. Muovendo dalle feconde suggestioni che i Dialoghi ci hanno trasmesso intendiamo qui organizzare una serie d’interventi dedicati alla rappresentazione odierna della città di Milano; città che diventa quindi, nella sua complessa stratificazione di senso, il soggetto principe della manifestazione, con un’attenzione preminente sui valori che il Nostro ha posto a fondamento della polis e che ancora oggi troviamo vivi e attuali nella vita quotidiana della metropoli. L’idea della bellezza, trasversale all’intera produzione platonica, sarà declinata nelle voci plurali e contestuali al “fare, all’essere, al piacere, all’ispirazione poetica, all’amore, alla felicità, all’arte, al sacro, ecc”. L’articolazione per immagini e parole dei concetti fondamentali porterà al coinvolgimento delle più autorevoli personalità che la città esprime nei rispettivi ambiti di rappresentanza; la specificità dei loro interventi getterà immancabilmente nuova luce sul “non ancora detto” che la città dissimula nel suo rapporto di organica immedesimazione con le tematiche evidenziate. La manifestazione si completa con una mostra di pittura dell’artista Marina Previtali su Milano e si concluderà con una lettera dedicata alla città, scritta da parte dei più attenti e sensibili intellettuali che operano in Lombardia. In conclusione si può dire che la dimensione corale dell’evento rifletterà un impianto narrativo circolare che il corpo della città sarà certamente in grado di accogliere nel proprio universo di significati per avvalorare gli apporti delle differenti e qualificate presenze testimoniali riferendole a un contesto di verità socialmente determinata. E’ prevista la pubblicazione degli interventi.
CALENDARIO EVENTI 2018 – 2019
22 novembre 2018, ore 18.30
Urban Sceneries – Milano, FLAMINIO GUALDONI. Storico dell’arte
29 novembre 2018, ore 18.30
Collezionismo e mercato dell’arte, GIUSEPPE IANNACCONE, MIMMO DI MARZIO, ANTONIO ADDAMIANO. Collezionista-Artista Giornalista Il Giornale-Gallerista
1 dicembre 2018, ore 18.30
Dieci cose da sapere sull’arte contemporanea, ALESSANDRA REDAELLI, LOREDANA GALANTE. Critico d’arte-Artista. Presentazione libro con piccolo concerto
13 dicembre 2018, ore 18.30
Arte e Natale a Milano, STEFANO ZUFFI. Storico dell’arte
15 dicembre 2018, ore 18.30
Parole in silenzio e scagliole, FLORIANA SPALLA. Storico dell’arte. Presentazione libro con piccolo concerto
17 gennaio 2019, ore 18.30
I non luoghi del culto e della bellezza, ANGELO CRESPI, LUIGI MASCHERONI. Scrittore-Giornalista Il Giornale
24 gennaio 2019, ore 18.30
Comporre Milano, FILIPPO DEL CORNO, MAURIZIO CUCCHI, GIACOMO MANZONI. Assessore alla Cultura del Comune di Milano-Poeta-Compositore
31 gennaio 2019, ore 18.30
Comicità e opera, ROBERTO BRIVIO, ENRICO BERUSCHI. Chansonniers
7 febbraio 2019, ore 18.30
“La lettura” del quotidiano, GIANLUIGI COLIN, GIANGIACOMO SCHIAVI. Artista-Giornalista Corriere della Sera
14 febbraio 2019, ore 18.30
Arte e dintorni…, SEBASTIANO GRASSO, MAURIZIO CUCCHI. Giornalista Corriere della Sera-Poeta
21 febbraio 2019, ore 18.30
Fatti di lettere, ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI, MAURIZIO CUCCHI. Giornalista Corriere della Sera-Poeta
28 febbraio 2019, ore 18.30
Milano tra arte e architettura, ELENA PONTIGGIA, NICOLETTA COLOMBO, ROBERTO DULIO. Storico dell’arte-Collezionista-Architetto
14 marzo 2019, ore 18.30
Abitare il design, UGO LA PIETRA, FLAMINIO GUALDONI. Architetto Designer-Storico dell’arte
21 marzo 2019, ore 18.30
Il desiderio della città, SILVANO PETROSINO, MAURO MAGATTI. Filosofo-Antropologo
28 marzo 2019, ore 18.30
Scene teatrali e architetture metropolitane, ITALO ROTA. Architetto
4 aprile 2019, ore 18.30
Il cuore sportivo di Milano, EVARISTO BECCALOSSI, GIOVANNI LODETTI, MAURIZIO CUCCHI. Calciatori-Poeta
18 aprile 2019, ore 18.30
Il bosco in città, STEFANO BOERI. Architetto
Urban Sceneries – Milano
Flaminio Gualdoni
Marina Previtali lavora da anni, con ossessione dolce, intorno al tema della visione urbana come dimensione paesistica introiettata ormai nella nostra coscienza di moderni: che è tuttavia, anche, interrogazione tutt’altro che ovvia sulla pittura e la sua necessità in un tempo in cui l’idea di città è stata campo radiante di pensiero e visione (dalla “città aggressiva” di Arnold Toynbee alla “lussuria geometrica” di De Chirico, giusto per citare) di cui s’è fatta infine interprete primaria la fotografia, capace di cogliere e riscrivere “eleganza, squallore, curiosità, monumenti, facce tristi, facce trionfanti, potenza, ironia, forza, decadimento, passato, presente, futuro di una città”, come voleva Berenice Abbott. Previtali ha scelto un approccio diversamente centrato, che scruta il suo autobiograficissimo sentirsi abitante della città in quanto membro della civitas, la comunità consapevole di se stessa, e insieme come individualità continuamente straniata, in una complessa trama sentimentale sempre in bilico tra intendimento di Milano come luogo dell’anima e sospetto che i suoi luoghi altro non siano che sceneries, scenografie di solitudine irrevocabile. L’artista si ritrova nel dipingerla, Milano, affidando alle materie aspre, alle pennellate materiate, ai soprassalti energetici del gesto, lo stream affettivo e di pensieri che la anima. Che sia un “a tu per tu” è detto dalla totale assenza della presenza umana. Certo, è una tradizione ormai di genere, l’evidenza snudata dei luoghi, almeno da Charles Sheeler in poi: ma qui non è in gioco la fascinazione dell’architettonico, la condizione ammirata dell’artificio del costruire, bensì l’anima dei luoghi, un vedere, un esserci che si vorrebbe partecipe ma che si ritrova come distanziato irrevocabilmente, come una presenza còlta e subito perduta. Solo la pittura può rendere questa condizione, il cui paradigma mimetico, pur mantenendosi saldo, si carica di brividi emotivi, d’una concentrazione meditativa profonda e continua: si chiede più come guardare che cosa. Questo è il fascino sottile dei dipinti di Previtali, la loro vera raison d’être.
Il gioco dinamico della città
Maurizio Cucchi
Uno degli aspetti più belli e singolari di questa città, Milano, per come la vede Marina Previtali nella sua vivace ricostruzione, insieme fedelissima e quanto mai libera, è nelle molteplici increspature che presenta, vale a dire nel gioco dinamico dei suoi contorni. Contorni che non sono lisci, lineari, ma sempre in rilievo materico, come in una sorta di vitale non finito, che esprime – io credo per necessità immediata e quasi senza intenzione – l’originale interpretazione dell’artista. E dunque il suo modo di sentire e raccontarci quel paesaggio, nel suo interno mutare, o nel suo spalmarsi nella mente, in modo quasi onirico, e non di meno esatto, nella molteplicità cangiante delle sue parvenze. Certo, possiamo osservare in queste opere, la strenua attività di incessanti lavori in corso, dove la fantasmagoria di colori si impone nel dettaglio, si fa sentire nelle superfici minime come in più ampie distese, fino alle indicazioni, ai segnali stradali, a quelle imponenti masse materiche dove non si ravvisa traccia di essere umano. E questo è un preciso carattere del lavoro di Marina, che a mio avviso non vuole rendere disumano il paesaggio, ma vuole proporlo nella sobrietà antiretorica di un carattere locale, dove il soggetto è tanto più autentico e sano quanto meno subisce il banale desiderio di mettersi in mostra, lasciando invece il meglio di sé nel corpo di un ambiente che ne rivela l’operosità, il lavoro, la nobiltà dell’umana fatica. Una fatica che si intuisce bene, per esempio, nella verticalità protesa in uno sforzo costante, una tensione attivissima, della quale, in fondo, è difficile cogliere il senso. O, paradossalmente, è forse più agevole e naturale considerarlo inesistente, in un mare di forme dove talvolta qualcosa sembra volersi ergere immotivata e vistosa. La bravura dell’artista è anche nella sua onesta volontà di modificare il paesaggio pur conservandone i tratti di evidente riconoscibilità in molti elementi anche notissimi, dove il nuovo, il vecchio e l’antico coesistono, come se il tempo avesse ormai tutto assorbito in sé, come se l’insieme delle vedute ci provenisse da un futuro che non conosciamo, che possiamo solo immaginare o inventare, ma che può conservare, pur con qualche traccia di interna decomposizione, ciò che la storia ha giustapposto e forse appiattito nel pensiero umano. O viceversa colorizzato con violenza attraverso i meccanismi aperti del sogno e della fantasia. E magari sotto un cielo irreale e irrealistico, un cielo giallo eppure senza sole, dove la torre svetta, bellissima e insensata, e dove le mille finestre appaiono come loculi o geometrici depositi, disordinatamente uguali e ancora senza presenza neppure infima di figure umane. Insomma, Marina Previtali ci offre un suo modo acuto e sensibile di vedere la nostra città, un modo che ci aiuta a capirla meglio e di cui dovremo tenere conto con riconoscenza e affetto.
Intorno alla Torre Velasca
Stefano Zuffi
Abito in Porta Romana da più di vent’anni, e la finestra della mia cucina inquadra la Torre Velasca. Ogni mattina la saluto, mentre preparo il caffè in sua compagnia. E’ diventata come un faro, un osservatorio meteorologico, un totem intorno al quale immaginare come si svolgerà la giornata. Ci sono momenti magici, in cui il calcestruzzo aranciato di rivestimento avvampa letteralmente di note di rosso e di rosa, mentre le finestre sembrano incendiate dal sole; ci sono giorni in cui il “torracchione” a forma di fungo se ne sta lì, torpido e solenne, immerso nella solitudine; e ci sono ancora occasioni, sempre più rare, in cui il colosso scompare avvolto nella nebbia: è lì, a due passi, ma non si vede. Francamente non mi chiedo se la Torre Velasca sia un capolavoro dell’architettura della ricostruzione, un omaggio alla tradizione sforzesca oppure, come suppone un tabloid inglese, se sia da catalogare fra gli edifici più brutti del pianeta. Mi piace che stia lì, punto e basta; non mi preoccupo di dare una definizione del suo stile (brutalista? funzionalista?), e sono contento che sia stata inaugurata proprio nell’anno in cui sono nato, è insomma una mia coetanea: certo non può più essere considerata un esempio di architettura “contemporanea”, ma ancora per un po’ non può ovviamente essere nemmeno considerata “antica”! Nella pittura di Marina Previtali la Torre Velasca è spesso la protagonista assoluta della scena urbana. Si impone con tutta l’evidenza di una sagoma inconfondibile: è una presenza eloquente, evidente, ma non ingombrante. Nei quadri di Marina Previtali, alcuni dei quali si sviluppano coraggiosamente su formati molto notevoli, la Torre Velasca si inserisce in modo organico e diretto in una fitta maglia cittadina, resa con piena adesione al vero, e insieme sempre nuova per taglio, densità, luce, colore, contesto. In alcune occasioni la Torre Velasca è ripresa da un punto di vista ravvicinato, i dettagli sono indagati con meticolosa cura, quasi come se si trattasse di uno studio architettonico; in altri casi, è solo un dettaglio (pur sempre riconoscibilissimo!) sullo sfondo di una distesa di tetti; a volte è l’elemento saliente di un dinamico contesto ambientale, in piena evoluzione. Questa piacevole varietà circonda e sottolinea l’immutabilità tetragona del grattacielo, un possibile contrasto che si risolve sempre in una sostanziale accettazione reciproca, una situazione davvero molto milanese! I dipinti di Marina Previtali partono da una tecnica paziente, “classica”: una attenzione al dettaglio del tutto controcorrente rispetto alla esecuzione sbrigativa e sommaria che troppi artisti hanno adottato nel recente passato: ma non si tratta affatto di un asettico virtuosismo formale. Marina Previtali non propone immagini in trompe-l’oeil, non si affida al freddo e anonimo dettaglio oggettivo. L’impaginazione della scena, il punto di osservazione, la gamma dei colori, l’uso delle luci, spesso molto limpide, sono di volta in volta scelte molto precise: la Torre Velasca (a cui si accompagnano, nei dipinti più recenti, le nuove “torri” dello skyline milanese del terzo millennio) è il colossale termometro di uno stato d’animo, la testimonianza muta e insieme vibrante di un sentimento personale e cittadino. Come ha notato con finezza Maurizio Cucchi, i quadri di Marina Previtali sono ricchi, densi, fitti; ma non c’è nessuna figura umana. E’ vero, ma ci rendiamo conto di questa assenza solo quando qualcuno ce lo fa notare. Le tele hanno una vitalità immediata, mostrano una attività fremente, e ci viene da dare per scontato che questa animazione sia “sostenuta” da un brulicante formicaio umano. Invece non è così, e possiamo interrogarci a questo punto se la città abbia di fatto una sua propria, autonoma vita, a prescindere dalla presenza degli abitanti. E’ il dinamismo intrinseco della “città che sale” che entusiasmava Boccioni, è il pulsare del “cuore” auscultato con passione da Alberto Savinio. Così stiamo entrando a poco a poco dentro alle scene urbane dipinte da Marina Previtali. Abbiamo superato il primo e piacevole impatto: fin da lontano abbiamo riconosciuto facilmente, quasi con un sorriso un po’ complice, luoghi ed edifici che ci sono cari, che appartengono alla geografia dei nostri ricordi e della realtà. Adesso però viene il momento di fare un passo avanti. Non siamo più “fuori” dal quel contesto, visitatori che passeggiano soddisfatti in una galleria d’arte. Proprio l’assenza di persone ci “chiama” all’interno dei paesaggi urbani. E’ in questo secondo e più prezioso livello che mi pare di trovare la chiave poetica dei dipinti di Marina Previtali: l’invito a superare l’immediata soddisfazione visiva e a passare a una più diretta. Personale partecipazione. La città come luogo dell’impegno e della vita, uno scenario in cui siamo chiamati a entrare non come spettatori, ma come protagonisti.