TOCCO IL CIELO CON LE DITA
a cura di Jacqueline Ceresoli
Inaugurazione 11 novembre 2024 ore 18.30
Fino all’ 11 gennaio 2025
La mostra personale di Pino Di Gennaro in occasione dei primi vent’anni della Galleria Previtali a Milano, prende il titolo da una sua scultura Tocco il cielo con le dita (2018) , coglie l’essenza poetica di un pensiero astratto che si fa materia nella scultura fondata sul rapporto cervello, occhio e mano verso l’immateriale, e inscena un viaggio immaginario dalla Natura al Cosmo.
Le sue sapienti mani lavorano dando forma a un qualcosa di simbolico che sta già dentro la materia e tocca diversi aspetti dell’esistenza. Di Gennaro passa dalla modalità di ‘porre’, a quella del ‘levare’, è un artigiano del fare, sculture affermato e consolidato, prima allievo di Alik Cavaliere nei primi anni settanta e nel decennio successivo di Arnaldo Pomodoro, maestri che l’hanno sicuramente forgiato ma non fagocitato. Come dimostra in questa esposizione in cui esplora e conquista geometrie ascensionali, foreste segniche con tensioni tattili e materiche alla ricerca di altre spazialità che spingono lo sguardo verso l’alto, operando dal basso nella materia per trasfigurare significati profondi della Natura, come parte integrante del Cosmo senza copiarli.
L’artista analista, sognante del reale e rigoroso nel fare che nel suo tocco vitale attiva un flusso di energia per plasmare in maniera consapevole cera che poi diventa bronzo, cartapesta o altri materiali, con il fine di materializzare le sue germinati composizioni cosmiche, sculture concave e convesse, verticali e orizzontali sempre in divenire, metamorfiche. Natura e Cosmo nelle sue opere sono convergenti, come cielo e terra, notte e giorno, giustapposizioni che si ricorrono e completano l’uno nell’altra.
Questa mostra inscena un viatico metaforico di volatile leggerezza in bilico tra presenza e sottrazione, contrappunti di pieno e vuoto, luce e ombra in cui anche il bronzo sembra di cartapesta e viceversa. E in questa galleria, ai margini di Milano, Di Gennaro sconfina la materia , crea uno spazio immaginario e si ricrea nell’allestimento, dove nulla è come appare.
Di Gennaro, noto per sculture in bronzo, materiale duttile, in questa mostra attraverso una selezione di opere prodotte dal 2000 a oggi, libera la sua vocazione costruttiva in forme plastiche di un’ ariosa e ritmica leggerezza ponendosi in relazione allo spazio. E nel mezzo del caos cittadino, dove tutto è cambiamento, velocità e irrequietudine, l’artista trova il tempo di mettersi in ascolto del mondo naturale, del cosmo che rivela una dimensione superiore all’esistenza umana.
Nel segno del Blu Klein, per Di Gennaro tutto è fine e inizio, dal piano terra della galleria milanese a quello ipogeo, in cui ogni singola scultura come una nota scritta in uno spartito musicale, traccia composizioni geometriche essenziali e misteriose, grafismi variabili che mappano i suoi voli pindarici verso l’infinito.
L’installazione Millefiori (2023/24), composta da microsculture in ceramica policroma è il contrappunto dell’altra installazione Appunti (2013/17), composta da formelle in bronzo e cartapesta, simili a tessere di mosaico di misure variabili, che impaginano lo spazio con un senso ritmico musicale attraverso composizioni varabili straordinariamente equilibrate. Incanta la nuova serie di Alve-ari in cera e pigmenti che presenta variazioni luminose, giustapposizioni di segni astratti giocati sulle tonalità cromatiche e inserzioni materiche, che producono possibilità di vita attraverso l’indeterminazione delle informazioni, in cui geometria e poesia si ricorrono in una scrittura ermetica che avrebbe affascinato Paul Klee.
Le Preghiere (2000), evocano pergamene trovate in chissà quale tempio Buddista, sono un omaggio alla scrittura primitiva e magica per la sua complessità e bellezza compositiva. Le sue commistioni polimateriche aprono il nostro sguardo a riflessioni sul rapporto tra uomo e natura in dialogo con il cosmo.
Negli ultimi lavori Di Gennaro, superata la fase Informale degli esordi, sperimenta diversi pigmenti e utilizza principalmente cera e cartapesta, materiali sostenibili, così prende posizione e si schiera tra gli artisti impegnati in tematiche ambientali, contro cause ed effetti devastanti l’Antropocene, come per esempio ha dimostrato con le sue installazioni dedicate alle api, guardiane dell’ecosistema.
Di Gennaro nelle sue forme di vita resilienti, include una morale sottesa fondata su una concezione intersoggettiva dell’arte, basata sull’etica della condivisione con il fruitore, parte attiva delle sue opere che presentano una ecologia dello spirito minacciato da troppe immagini diffuse in rete nell’era digitale, in cui è necessario tornare a toccare e non soltanto a guardare le opere come atto di resistenza contro la smaterializzazione e le oscure variabili dell’Intelligenza Artificiale. E se ‘ tocco il cielo con un dito’, allora esisto come frammento dell’infinito.
Di Gennaro con leggerezza ci propone una ecologia mentale, che consiste nel coltivare una dimensione esistenziale e spirituale soggettiva, capace di indicarci come ri- pensare il mondo in maniera trasversale, dove sopra il cielo ci sono gli alberi e sotto gli alberi, al posto della terra, c’è il blu oltremare dove nascono forme germinanti che trascendono i territori esistenziali. E sul filo di questo paradosso, siamo tutti connessi con la natura e il cosmo.
Spiazza e incanta L’Alberto del Miele (2023), composta da una forma rettangolare dorata affiancata da un quadrato blu cobalto, forato che evoca i buchi di Lucio Fontana, in cui fa capolino una minuscola finestrella che incornicia un micro albero del miele dorato, simbolo di vita universale. E’ Un chiaro messaggio ecologista, una meditativa icona di un Eden immaginario, quanto indispensabile.
Per Di Gennaro è divertente sovvertire i codici, come in Sopra il cielo gli alberi (2019) e non le stelle, l’opera in cartapesta e metallo in cui tutto è vita nella sua pacata e metafisica immobilità, dove il blu del mare, del cosmo e dell’infinito è lo stesso colore dei suoi alberi che toccano il cielo e si inscrivono nello spazio tra un ombra e l’altra. L’albero è ricorrente delle opere Di Gennaro come la colonna, le torri Pilastri del cielo (2001/2011)e sculture ascensionali, quasi totem o barriere coralline di un mondo nuovo che prima o poi vivrà.
Jacqueline Ceresoli