a cura di Oriella Montin
Inaugurazione: mercoledì 9 aprile 2025 ore 18.30
Fino al 10 maggio
La mostra ” Febbrili transiti ” (dal libro di Arnaldo Colasanti) ha l’ambizione di riconquistare il senso di ciò che sempre più appare perduto, cioè l’unità della vita al pensiero e gli artisti sono esseri che per vocazione ricercano il senso e necessitano di esprimerlo, in maniera irrequieta e instancabile, attraverso l’immagine, la scrittura o la scultura. In questa esposizione collettiva gli artisti sono riusciti a scavare in profondità, nei meandri della mente e del proprio vissuto e a cercare la raffigurazione più sentita del concetto di “transito febbrile”; quell’urgenza legata allo studio e alla ricerca continua, con ogni mezzo, che è lo stimolo e vera motivazione; quella spinta rivoluzionaria che fa sembrare tutti gli ostacoli superabili e che conduce ad essere e a fare l’artista oggi.
Artisti partecipanti:
Enzo Fiore riabilita la natura con l’impiego di radici, foglie, terra e ci fa assistere ad una metamorfosi del corpo; un ritorno all’origine per poi risalire in una trasformazione che trascende lo spirito e ci pervade di riflessioni sull’esistenza.
Luca Lischetti eclettico nei suoi teatrini dell’assurdo ci fa transitare nei meandri più bui dell’inconscio popolato da assassini, generali e reietti dove l’uomo è rappresentato in solitudine o in comunità ma in maniera grottesca e ironica.
Bruno Cattani ci catapulta nelle sue catatoniche “Stanze della follia” caratterizzate da un profondo senso di solitudine e di abbandono in un viaggio di dolore e disperazione dal quale rifuggiamo per timore.
Davide Bramante con le sue Photos di grande formato ottenute con esposizioni multiple, fino a 9 scatti in fase di ripresa analogica, ci da la stratificazione bulimica di un viaggio nella cultura mediterranea.
Jonathan Guaitamacchi interpreta il paesaggio urbano rigorosamente in bianco e nero, facendoci entrare nei suoi varchi simbolici in un attraversamento senza via d’uscita. Un transito di sola andata.
Giovanni Sesia ritocca fotografie d’archivio di malati internati nei manicomi. Storie drammatiche nel segno della memoria. Scava e s’insinua nelle pieghe più profonde di un’umanità disperata e reclusa.