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Tutti al mare

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fino al 15 luglio 2017

Monica Anselmi  Davide Avogadro  Luigi Bianchini  Angelo Ciancaglini  Mimmo di Marzio  Giovanni Lo Presti  Anna Madia  Daniela Montanari  Marina Previtali  Yoon Si Young

La mostra vuole indagare la metropoli lombarda nei suoi aspetti stratificati e compositi, dalle forme icastiche fortemente improntate alla trasposizione, sul piano artistico, di una condizione di complessità legata alle problematiche della contemporaneità. Non solo quindi gli elementi geometrici e razionali dell’architettura urbana ma anche i caratteri non visibili della realtà simulata dietro i giochi di lucide apparenze. Un teatro di emozioni che mette in scena l’identità cittadina, nel segno profilato di effervescenza culturale, rilanciata artisticamente a livello internazionale. In questo frame di riferimento le diverse sensibilità pittoriche si confrontano evidenziando una visione prospettica della realtà che fa tesoro di un linguaggio polivalente nella composizione di un universo di significati socialmente condivisi.

Lorenzo Valentino

Ritratti della quotidianità

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19 gennaio – 25 marzo 2017

Yoon Si-Young riesce ad esplorare i moti dell’animo umano con un’accuratezza che non scade mai nell’iperrealismo fotografico ma si stempera in vibrazioni luminose di suggestione impressionista. Un vetro appannato posto tra lo spettatore e la scena raffigurata sulla superficie flettente del quadro discosta la realtà. E’ il lato onirico, emotivo, gestuale al quale l’artista non rinuncia. Un diaframma tra se e lo spettatore che riproduce la distanza tra mondi d’esperienza diversi ma congiunti da un’umanità culturalmente orientata alla condivisione di valori comuni.

La Milano raffigurata nelle tele di Marina Previtali è una città vissuta a livello di quotidianità lontana dallo sfarzo e dalle luci apparenti, presentata attraverso un gioco di chiaroscuri, intervallato da linee di colore, di tralicci e ponteggi dei cantieri, che sembrano colare sulle facciate dei palazzi in costruzione.
Il tutto è raccontato con l’uso di una pennellata pastosa, corposa e vibrante con la quale si costruiscono inquadrature taglienti che si spingono fino a evidenziare la profonda spiritualità che questi giganti di cemento, vetro e acciaio esprimono nella loro oggettiva rappresentazione.

Gli attimi di vita quotidiana intrappolati dall’artista napoletano Mimmo Di Marzio sono un esempio di rappresentazione psicologica del menage familiare metropolitano.
Pastose pennellate scure illuminate e schiarite da luce endogena risaltano la familiarità con i soggetti scelti; i corpi sono raffigurati morbidi e carnosi restituendo il disegno e le forme della terza maniera vasariana. L’artista dipinge scene di vita quotidiana cogliendole nei momenti di domestica intimità.

Nelle opere di Guido Lodigiani troviamo infine, sentimenti, emozioni, sogni, aspirazioni, paure. Sono queste a dare potenza al corpo, raccontato per piani scivolanti l’uno sull’altro, colto nell’attimo perfetto di un passo di danza, di un gesto estremizzato o al culmine dell’atto d’amore. L’epidermide sembra staccarsi, sfuggire alla costrizione della materia e lasciare intravedere così qualcosa di interiore e potentissimo che fino a un momento prima potevamo solo accontentarci di intuire. Possiamo chiamarlo anima, spirito, divinità, ma quello che l’artista vuole che non dimentichiamo è la sua radice terrena. Il suo essere al tempo stesso purezza ma anche carne e sangue. Qualcosa che non esisterebbe se non esistesse il corpo, quel preciso corpo, con il suo bagaglio unico di sentimenti e sensazioni.

Scacchiera d’autunno

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10 novembre – 22 dicembre 2016

La realtà sembra farsi d’improvviso netta, geometrica, scandita dal segno esatto di innumerevoli ramificazioni. Ma questi percorsi, così articolati, e in fin dei conti nitidissimi, sono quasi invariabilmente asciutti, spogli, ciechi come misteriose silhouttes vegetali che accompagnano il gioco, il racconto ambiguo, il piatto eppure surreale intrecciarsi di immagini in superfici cromatiche indefinibili. La vita vi appare scarsa come una foglia, o come un movimento di proiezioni spettrali, pur nell’evidenza squillante dei colori.

L’artista introduce sulla scena delicate figure umane senza fisionomia, in osservazione o attesa, in una realtà che sposta sullo sfondo, tenuta dunque a prudenziale distanza, una dimensione urbana solo accesa da luci notturne. Ed è come se la narrazione d’insieme delle varie tavole fosse sospesa, galleggiante tra ombre e fantasmi di un raffinato meccanismo psichico, dove si sovrappongono le pedine, i passaggi a vuoto e l’azzardo quasi infantile e ironico di una strana partita.

Poi, però, interviene anche il sospetto di qualcosa di incombente, di minaccioso o sinistro, sempre in agguato, come quella figura cupa e infagottata, che se ne va di spalle da un parco o da un giardino, carica di qualcosa, reggendo neri sacchi, come in un racconto fiabesco, dove tensioni simili all’incubo vengono sempre a increspare o a fendere verticalmente la quieta, calda e colorata natura elementare del reale, dell’umana nostra esperienza.

Maurizio Cucchi

Milano. Quartieri di poesia

Milano.Quartieri di poesia

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Il libro “Quartieri di poesia”, ed. Meravigli, nasce dall’idea di dare voce ad una pluralità di esperienze poetiche collocate spazialmente nei diversi quartieri della città di Milano, dai quali gli autori hanno ricevuto stimoli, per la loro vita quotidiana ma anche per la loro scrittura. Questo è il senso della preziosa raccolta di testi (in prosa), nata dalla rassegna “Quartieri di poesia” organizzata dalla Galleria Previtali. Raccontare Milano all’Urban Center, sotto la Galleria Vittorio Emanuele II, in presenza di un’artista, come Marina Previtali, che alla città ha dedicato molte sue opere, non può che rappresentare un momento di ulteriore riflessione sui caratteri più autentici di una città piuttosto schiva nell’offrirsi. Per l’occasione l’artista inaugura una personale con 20 opere monografiche sui diversi quartieri della città. I giornalisti Isabella Bossi Fedrigotti (Corriere della Sera) e Piero Colaprico (La Repubblica) intervistano gli autori Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Fabrizio Bernini, Vivian Lamarque, Lucrezia Lerro, Giancarlo Majorino, Gianpiero Neri, Alberto Pellegatta, Claudio Recalcati, Tiziano Rossi, Mario Santagostini, Patrizia Valduga. La serata è allietata dalla partecipazione dell’attore e chansonnier Roberto Brivio.

Lorenzo Valentino

 

 

LA CALENDA MILANESE

 

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La mostra vuole indagare la metropoli lombarda nella sua complessità attraverso la visione critica di personalità artistiche che hanno subito il fascino della sua bellezza, che ne abitano la dimensione autentica oltre che personale, rappresentandone, con sensibilità estremamente realistica, le ansie, le ambizioni nascoste e le sue forme caotiche.

La pennellata di Francesco Stile come un bisturi penetra la realtà regalandoci un terzo occhio, capace di guardare dentro le cose, di udirne il respiro segreto, siano esse agrumi spaccati di cui si potrebbe giurare di avvertire il profumo persistente o anche bicchieri, sulle cui curve cristalline la luce gioca come dita su una tastiera, creando una sinfonia di riflessi. In questo spazio di quotidiana irrealtà, abbagliate da una luce potente che ne incide le forme, le nature morte diventano icone metafisiche, archetipi di una bellezza fatta di perfette imperfezioni.

I tratti inconfondibili di Falsini, una pioggia di sciabolate  veloci e decise, quasi impressioniste, raccontano il cielo greve,  giallo di polveri sottili, le facciate ingrigite dei palazzi di città, lo sfregio incongruente dei pannelli pubblicitari luminosi e le facce della gente, affaticate, distanti. I suoi ritratti di famiglia poi –  gruppi di nonni e nipoti con il sorriso rigido e lo sguardo fisso dentro l’obiettivo – incantano per la spietata resa psicologica.

Monica Anselmi lavora per aggiunte e sottrazioni. I suoi quadri  rispecchiano la vicenda emotiva di uno spirito ricco e inquieto,  affascinante e contraddittorio, mai definitivamente appagato e in  costante lotta con se stesso. Sono opere sofferte, da guardare  lentamente e da conquistare palmo a palmo, sulle quali si incontrano –  e si scontrano – elementi pop e suggestioni dal Nouveau Réalisme,  icone classiche e gesti rubati al graffitismo metropolitano, immagini  di realismo fotografico e abbozzi incerti, volutamente non finiti. La figura femminile emerge come un’icona dalla bellezza spesso graffiata,  o negata da un improvviso colpo di pennello, quasi a simboleggiare una  femminilità in bilico – proprio come sta accadendo oggi – tra  emancipazione e tragico ritorno al ruolo di bambola senza dignità.

I lavori di Si-Young esplorano i moti dell’animo umano con un’accuratezza che non scade mai nell’iperrealismo fotografico ma si stempera in vibrazioni luminose di suggestione impressionista. La realtà è disallontanata da un vetro appannato posto tra lo spettatore e la scena raffigurata sulla superficie flettente del quadro. Un effetto visivo estremamente realistico che l’artista ottiene ricoprendo la tela con una leggera patina di acrilico bianco diluito in acqua che si rapprende in piccole gocce. E’ il lato onirico, emotivo, gestuale al quale l’artista non rinuncia. Un diaframma tra se e lo spettatore che riproduce la distanza tra mondi d’esperienza diversi ma congiunti da un’umanità culturalmente orientata alla condivisione di valori comuni.

La Milano raffigurata nelle tele di Marina Previtali non è quella glamour dei caffè del centro o delle vetrine scintillanti ma una città più quotidiana presentata attraverso un gioco di chiaroscuri, intervallato da righe di colore, di tralicci e ponteggi dei cantieri, che sembrano colare sulle facciate dei palazzi in costruzione. Marina, attraverso le sue opere, sembra fare una dichiarazione d’amore alla sua città, mostrandoci con sentimento ottimistico la crescita metropolitana a cui il capoluogo lombardo si prepara in vista dell’Expo 2015. Sulle tele si stagliano le nuove e imponenti costruzioni, le nuove aree delle Varesine e Porta Nuova incorniciate dai cantieri illuminati da caldi tramonti e i luoghi ricchi di storia; il Pirellone e la Torre Velasca perno di un equilibrio ritrovato all’interno del caos cittadino. Il tutto è raccontato con l’uso di una pennellata pastosa, corposa e vibrante con la quale si costruiscono inquadrature taglienti che si spingono fino a evidenziare la profonda spiritualità che questi giganti di cemento, vetro e acciaio esprimono nella loro oggettiva rappresentazione.

Lo Presti ama rappresentare il reale con rigore apollineo, di lucida connotazione fotografica, evidenziando caratteri e sensazioni nascoste sotto la superficie parlante del corpo metropolitano. Recupera la dimensione di quotidianità e la proietta in una sfera più profonda, i cui drammi sono evidenziati da una morbosa attenzione ai dettagli. Sposta la rappresentazione dal campo del racconto psicologico ad una sfera di surreale concettualità.

 

MARZO 2016. Gli artisti della galleria

Daniele Cestari, Andrea Chiesi, Mimmo di Marzio, Guido Lodigiani,                Giovanni Lo Presti, Marina Previtali, Ugo Riva, Yoon Si-Young.

 

 

D. Cestari, "La nube solitaria fugge", olio su tela, 2015
D. Cestari, “La nube solitaria fugge”, olio su tela, 2015

 

La mostra “MARZO 2016” tutta orientata sul figurativo, anche se di variata fisionomia espressiva, si riferisce alla decisione di rappresentare in un simbolo della città, liberamente scelto dalle sensibilità artistiche degli autori presenti in mostra,  gli aspetti molteplici della metropoli.  Le tele di Cestari raccontano gl’informi profili di grattacieli con partiture di finestre soffocate da una nebbia densa e bituminosa; la Milano di Chiesi si gioca lungo direttive di silenziose geometrie dal sapore tipicamente sironiano; quelle di Marina Previtali sviluppano invece, un sensitivo paesaggismo dallo sguardo lungo, velato di lirismo malinconico; Yoon Si-Young ci parla di una città liquida e tenebrosa sempre mediata da un diaframma costruito ad arte per rendere l’osservazione emotivamente partecipata. Gli interni di vita quotidiana dell’artista napoletano Di Marzio, marea montante stagliata su un cielo minaccioso, sono un esempio di rappresentazione psicologica del menage familiare metropolitano; le sculture di Guido Lodigiani esprimono, attraverso il corpo modellato, una rievocazione delle grandi forme e iconografie tradizionali con una propria originale drammatica asprezza; Giovanni Lo Presti ama rappresentare il reale con rigore apollineo, di lucida connotazione fotografica, evidenziando caratteri e sensazioni nascoste sotto la superficie parlante del corpo metropolitano. Nella scultura Ugo Riva fa della città un ammasso di rovine, in un teatrino antico dal sapore poetico. Un senso di precarietà e di fuga caratterizza la mostra nel suo insieme la cui poetica è fortemente condizionata dallo smarrimento e dall’assenza, preludio di un ritorno nostalgico alla pienezza del passato.

Lorenzo Valentino

 

LA CITTA’ EXPOSTA

8 ottobre 2015 – 20 gennaio 2016 a cura di A. Redaelli

L’Esposizione Universale del 2015 è stata un’esperienza organizzata attorno ai principi cardine della tolleranza e della differenza. Questo avvenimento ha modificato sensibilmente i modi di pensare l’opera dell’uomo in rapporto a un sistema ecosostenibile di relazioni socio-culturali.
Un gruppo di pittori e scultori, qualificati per esperienza e sensibilità artistiche internazionali, è stato chiamato ad interrogarsi sugli scenari possibili del dopo EXPO. Ne è nata una mostra dai caratteri fortemente connotativi, incentrata sui temi futuribili delle contraddizioni aperte, dell’accesso diseguale e delle grammatiche di condivisione. La sua lettura d’insieme, aperta alla ricerca rigenerativa, ha fatto del molteplice l’aggiunta indeterminata a un capitale di risorse oggettivato in un corpo di immagini; un progetto che giustifica la creazione originale dell’opera d’arte e trasforma il reale a partire dalle risposte che la voce della coscienza artistica è chiamata a restituire nella costruzione valoriale del mondo.
Lorenzo Valentino

Degustazione di prodotti tipici salentini a cura dall’azienda Salento cuore sapore

 

 

 Milano il giorno dopo. E’ questo il senso di una mostra che apre le porte proprio mentre stanno per spegnersi le luci su Expo e su tutto quello che l’evento ha significato per la metropoli.
Sedici artisti si interrogano su ciò che verrà dopo: dopo la folla sciamante per la città, dopo la sensazione inebriante di trovarsi esattamente al centro del mondo. Quello che ne esce è un quadro intenso e vagamente malinconico, un canto a più voci pervaso di nostalgia. Ecco i grattacieli di Cestari, partiture di finestre soffocate da una nebbia densa, la Torre Velasca di Buratti, come una sentinella davanti a un cielo grumoso, quasi solido, e poi una Porta Nuova abbandonata e dimenticata, resa da Previtali come un relitto. Ecco la Milano di Lombardi, gioco di silenziose geometrie di sapore sironiano, e quella notturna e infuocata di Si-Young. E mentre Bacter narra in toni fumettistici un cupo futuro, Lo Presti ci regala l’immagine nitida e struggente di uno scorcio specchiato in una pozzanghera. E ancora la folla di Satta, alla disperata ricerca di qualcosa che non raggiungerà mai, e quella di Di Marzio, marea montante stagliata su un cielo minaccioso; lo stesso cielo che nel lavoro di Faini e di Quinzi sembra invadere tutto lo spazio. Se nella scultura di Lodigiani l’uomo pare volersi riappropriare degli spazi della città, Riva della città fa rovine, in un teatrino di sapore antico. La speranza è affidata a poche voci: quella di Chiesi, che tenta una redenzione, trovando affinità tra il progetto architettonico e la purezza della natura, quella di Trecchi, il cui cantiere, illuminato da una luce pulitissima, parla di un futuro tutto da ripensare, e quella di Martinez, dove la speranza in un domani migliore prende la forma di un bambino, che vola in bicicletta sopra i tetti della città.

Alessandra Redaelli

ANNA MARIA FORMICA

Copertina

 

LA MEMORIA DEI COLORI PRIMI

Il mondo si esprime talvolta, ai nostri occhi, ma più ancora agli occhi dell’artista, di un vero artista, in linee asciutte, in sintesi astratte, in apparenza fredde. Ma tutto questo sottintende qualcosa che dà un senso, magari difficile da cogliere, a quelle stesse linee, solo in apparenza distaccate. Come possiamo intuire dalle articolazioni del pensiero scritte su remote tavole o in cartigli, come vediamo in un’opera di questa elegante artista. Fino a quando, peraltro, parole chiave vengono a incidersi, in nome della pace, o dell’idea di una grande armonia superiore. Un’armonia misteriosa e sottile, sempre vicina a perdersi, a dissolversi, come in un altro quadro, che nella sua strenua consistenza nebbiosa crea nell’osservatore una indubbia emozione. Ma Anna Maria Formica non si ferma, non si accontenta. Anzi, tende presto a sorprenderci, chiudendosi in una composizione che riprende sprazzi geometrici, intrecci come in circuiti microchip. Ma l’avventura non è certo conclusa, perché il viaggio dell’artista nella luce, per usare una felice intuizione critica di Cesare Medail, è sempre pronto a riaprirsi in nuove forme. Come in certe formidabili, eppure sempre raffinate, esplosioni cromatiche, nella vitalità dei colori, che vengono a giustapporsi in costruzioni a incastro, dove a volte sembra anche aleggiare un sottile, appena accennato, gioco ironico. Ma è soprattutto la leggerezza e l’esattezza insieme della mano che emergono nette anche in questi motivi, dove il movimento sembra prevalere, creando vortici e suggestivi, spettacolari labirinti. Nei quali si passa, comunque, ancora, da una compostezza di impeccabile misura, ad accensioni più inquiete, momenti turbinosi, dove coesistono sprazzi decisamente luminosi con superfici opache, increspate da vortici inattesi e in fin dei conti drammatici. Ma un carattere forte dell’opera di Anna Maria Formica è l’autenticità viva dell’ispirazione, che risulta tanto più vera in quanto mossa da un controllo estetico e da un rigore morale senza ombra d’enfasi, di retorica. Potremmo forse dire che la sua arte è un’arte di pensiero, un’arte fortemente determinata da un’energia di pensiero attiva, e che viene a depositarsi nel dominio della forma dove ogni dettaglio trova senso e valore.

Maurizio Cucchi

 

Biografia: Anna Maria Formica (Roma 1950), allieva di Gianfilippo Usellini a Brera, ha esposto alla Biennale di Venezia  nel 1980 e in collettive a Palazzo Reale (1984) e alla Rotonda della Besana (1990). In mostra fino al 14 maggio 2016.

10 anni di programmazione

La Galleria Previtali arte contemporanea ha raggiunto l’ambizioso traguardo dei 10 anni di programmazione. Ringraziamo tutti gli amici e i sostenitori che nel corso di questi anni ci sono stati vicini e hanno sostenuto col loro affetto e la loro vicinanza le scelte editoriali e i progetti realizzati nei nostri spazi. La qualità degli eventi programmati hanno avuto un alto riscontro di pubblico e di critica. I quotidiani, i settimanali, la stampa specializzata e di settore hanno contribuito, in misura determinante, a rafforzare l’immagine della galleria nell’area metropolitana in cui opera e in tutta la penisola. Al lavoro della stampa, a cui va tutta la nostra riconoscenza, ci sentiamo in dovere di aggiungere la dedizione degli artisti che sono oramai parte in organico della galleria. Un ringraziamento infine, è rivolto agli osservatori esterni che, condividendo, a tutt’oggi, la vision dello spazio espositivo, coltivano nel cuore il desiderio di partecipare alle sfide della contemporaneità al nostro fianco per intraprendere insieme una nuova avventura nel mondo necessario e affascinante dell’arte.

Mostra

TRACCE DI LUCE SUL VOLTO DELLA CITTA’

Collettiva

 

M. Anselmi, D. Avogadro, C. Balestrieri, L. Bianchini,
S. Bolcato, A. Ciancaglini, M. Di Marzio, G. Ferretti,
L. Fornasieri, G. Lodigiani, G. Lo Presti, A. Madia,
D. Montanari, A. Palazzini, M. Previtali,
C. Satta, F. Severino, Y. Si-Young

 

11 dicembre 2014 – 14 febbraio 2015

 

Composizione

 

La mostra vuole indagare la complessità di Milano nei suoi aspetti stratificati e composti, dalle forme icastiche fortemente improntate alla trasposizione, sul piano artistico, di una condizione di travaglio esistenziale legato alle problematiche di natura socio-culturale della contemporaneità. Non solo quindi gli elementi geometrici e razionali dell’architettura urbana ma anche i caratteri non visibili della realtà simulata dietro i giochi di lucide apparenze. Un teatro di emozioni che mette in scena l’identità metropolitana con un profilo intenzionale dagli esiti drammatici e dalle linee di contrasto sensibilmente inviluppate su una trama di verità illusorie. In questo frame culturale di riferimento le diverse personalità artistiche si confrontano evidenziando una visione prospettica della realtà che fa tesoro di un linguaggio polivalente nella composizione di un universo di significati storicamente condivisi.

Lorenzo Valentino