A TRE VOCI
a cura di Maria Lucia Ferraguti
Inaugurazione giovedì 11 aprile 2024 ore 18.30
Fino al 18 maggio
Finissage giovedì 9 maggio, ore 19.00
Sguardo sul contemporaneo
Intervengono: Marco De Crescenzo (rivista Hestetika), Michele Dolz (artista- scrittore), Sabina Tavecchia (architetto), Maria Lucia Ferraguti (storica dell’arte) Luca Zen (architetto)
Un’intensa citazione di Sergio Colleoni anticipa: “Sono un Artista, a largo raggio, tra scultura, pittura e disegno”, poi è il temperamento, la salda passione, la sicurezza plastica nell’esprimersi, la libertà che conducono alla varietà delle recenti opere e riportano la sua biografia all’esperienza dell’Accademia di Brera e ancora come assistente di Giacomo Benevelli, titolare di una cattedra di scultura.
L’affermarsi di Colleoni nella scultura in terracotta ingloba l’esprimersi nella pittura quanto nel disegno e la sicurezza nella plastica trasforma la fragile materia in piccole sculture dall’identità originale, in equilibrio tra modernità e l’attitudine alla sintesi.
Il suo pensiero di scultore si riflette nell’opera, studiata, definita, precisa, dal peso interiore, ”non impressionista” e lo accolgono i volumi quando trattengono la pressione dell’energia trasmessa dal movimento della mano e del pensiero, visibile sia nelle forme più piccole quanto in altre più grandi. Dice: “Suggeriscono una compattezza plastica la cui costruzione avviene mediante la sovrapposizione di volumi, una definizione di vuoti e di movimenti privi di costruzioni e simbologie, ma fondamentalmente risolti con piena libertà creativa…”. Il linguaggio artistico non è illustrativo e l’arte astratta è la sola per Colleoni capace di coinvolgerlo soggettivamente e, soprattutto, di coinvolgerlo intensamente.
È un andare oltre l’improvvisazione e l’immediatezza intuitiva, oltre alla bellezza della terracotta che va ricercata e controllata nel ripetersi dei movimenti tra interno ed esterno della forma. Si rivela quindi nei diversi modi che mutano il variare delle direzioni, di penetrare fino a generare uno scavo essenziale per una nuova spazialità più affossata, dovuta alla vitalità del modellato sull’andare della materia e sul ripiegare in se stessa nell’ avvolgersi del ritorno.
Le forme multiple, il loro sovrapporsi, l’unità fra altri elementi formano l’incavo dove, tra le fenditure, che accolgono e rispondono alla luce, si deposita nel dialogo tra luminosità ed ombra anche l’oscurità. Già le piccole sculture, dei bozzetti, trovano uno sviluppo nelle dimensioni maggiori dove il colore uniforme delle irrequiete superfici sopisce la nota autonomia della scultura. Alcune varianti accompagnano le sculture astratte verso una realtà artistica rivolta alla natura, che in Stele trova nella composizione creata sulla tensione verticale di compatti percorsi simili a linfa vitale l’espansione rigogliosa della forma, che riduce a sintesi suggestiva il riflesso della realtà.
Colleoni nel dipinto “liberamente tratto dal disegno Senza tempo” conduce all’esperienza dell’arte sacra, all’ascesa raffinata delle immagini luminose realizzate nelle vetrate sulle richieste del culto, all’espressione della sua visione della spiritualità insita in tutta la sua arte.
Egli la recupera nei cromatismi particolari dei dipinti. L’albero dalla chioma spinta verso l’esterno, verso la realtà, crea un’alleanza fra le campiture strettamente riunite che i colori intensi dall’amaranto, al verde al prugna, al passaggio del viola fino al marrone trasferiscono un’atmosfera pregnante. Quindi fra i dipinti astratti nell’immagine verticale e dai confini in tensione, per l’apparente ritmo introdotto di elementi curvilinei, trasferisce nella forma di Presenza l’energia delle risonanze cromatiche.
Altri dipinti ricchi di vibrazioni tonali, secondo equilibri tra sensibilità e la mente, accolgono la vigorosa testimonianza del segno.
Il segno in Di luce appartiene al linguaggio astratto di Colleoni, che lo porta all’autonomia dell’ immagine ed attiva, nello stesso momento, la sensibilità della superficie. È un segno veloce e potente, che appartiene alla prima idea e riflette gli studi e la formazione ed i rapporti con le opere. Colleoni dimostra come le potenzialità dell’artista abbiano la capacità di evolvere le facoltà percettive ed espressive.
Lì, nei disegni privi di linee, l’automatismo del segno di Colleoni attiva le variazioni cromatiche della calibrate composizioni, sottolinea l’armonia e gli equilibri fra le tonalità e ne armonizza il passaggio fra le più chiare e quelle più scure, potenzia le tonalità trasparenti che portano alla profondità, stimola lo sguardo a transitare fra le loro relazioni, lo sollecita per scorrere sulle forme, rafforza i rapporti d’intensità, valorizza le presenze delle velature, rafforza l’intensità del colore ad affiorare dall’intimo e di essere, in quanto segno, il visibile “specchio” del proprio profondo.
Scrive Fritz Lugt: “… Il disegno è come una confidenza pronunciata a bassa voce, la confessione di un pittore”. Svela Colleoni: “ non sono consapevole mentre dipingo o disegno”.